LETTURE SU MARTIN LUTHER KING
(Scelte da Ezio Beccaria)
I have a dream: that one day this nation will rise up and live out the true meaning of its creed:
We hold these truths to be self-evident, that all men are created equal
Martin Luther King
(Discorso al Lincoln Memorial di Washington, 28 agosto 1963)
I
Martin Luther King nacque il 15 gennaio 1929 ad Atlanta (Georgia, U.S.A.) secondogènito di Michael King Sènior, ministro della Chièsa Battista e di Alberta Williams, organista nel còro della chièsa e fu chiamato Michael come suo padre. Il padre decise pòi di cambiarne il nome in Martin Luther King, nel 1934, a seguito di un viaggio a Berlino, nella Germania nazista, dove fu affascinato dalla figura di Martin Lutero.
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I HAVE A DREAM
Sono felice di unirmi a voi in questa che passerà alla stòria come la più grande dimostrazione per la libertà nella stòria del nòstro paese. Cènto anni fa un grande americano, alla cui ombra ci troviamo òggi, firmò il Proclama sull’Emancipazione. Questo fondamentale decreto venne come un grande faro di speranza per milioni di schiavi negri che èrano stati bruciati sul fuòco dell’avida ingiustizia. Venne come un’alba radiosa a porre tèrmine alla lunga nòtte della cattività.
Ma cènto anni dopo, il negro ancora non è libero; cènto anni dopo, la vita del negro è ancora purtròppo paralizzata dai ceppi della segregazione e dalle catene della discriminazione; cènto anni dopo, il negro ancora vive su un’isola di povertà solitaria in un vasto ocèano di prosperità materiale; cènto anni dopo, il negro langue ancora ai margini della società americana e si tròva esiliato nella sua stessa tèrra.
Per questo siamo venuti qui, òggi, per rappresentare la nòstra condizione vergognosa. In un cèrto sènso siamo venuti alla capitale del paese per incassare un assegno. Quando gli architetti della repubblica scrissero le sublimi paròle della Costituzione e la Dichiarazione d’Indipendènza, firmarono un pagherò del quale ogni americano sarèbbe diventato erède. Questo pagherò prometteva che tutti gli uòmini, sì, i negri tanto quanto i bianchi, avrèbbero goduto dei principi inalienabili della vita, della libertà e del perseguimento della felicità.
È òvvio, òggi, che l’Amèrica è venuta meno a questo pagherò per ciò che riguarda i suòi cittadini di colore. Invece di onorare questo suo sacro òbbligo, l’Amèrica ha consegnato ai negri un assegno fasullo; un assegno che si tròva compilato con la frase: fondi insufficiènti. Noi ci rifiutiamo di credere che i fondi siano insufficiènti nei grandi caveau delle opportunità offèrte da questo paese. E quindi siamo venuti per incassare questo assegno, un assegno che ci darà, a presentazione, le ricchezze della libertà e della garanzia di giustizia.
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WALT WHITMAN
(West Hills, Stato di New York U.S.A. 1819 – 1892)
ÒH, CAPITANO! MIO CAPITANO!
(O Captain! My Captain! 1865)
Òh, Capitano! Mio Capitano!
Il nòstro viaggio tremèndo è terminato,
la nave ha superato ogni ostacolo,
l’ambìto prèmio è conquistato,
vicino è il pòrto, òdo le campane,
tutto il pòpolo esulta,
òcchi seguono l’invitto scafo,
la nave arcigna e intrèpida.
Ma òh, cuòre! Cuòre! Cuòre!
Òh, gocce rosse di sangue,
là sul ponte dove giace il Capitano,
caduto, gèlido, mòrto.
Òh, Capitano! Mio Capitano!
Risorgi, òdi le campane;
risorgi – per te è issata la bandièra
– per te squillano le trombe,
per te fiori e ghirlande ornate di nastri
– per te le còste affollate,
te invòca la massa ondeggiante,
a te vòlgono i volti ansiosi.
Ècco Capitano! Òh, amato padre!
Questo braccio sotto il tuo capo!
È solo un sogno che sul ponte
sèi caduto, gèlido, mòrto.
Non risponde il mio Capitano,
le sue labbra sono pallide e immòbili
non sènte il padre il mio braccio,
non ha più energia né volontà,
la nave è all’ancora sana e salva,
il suo viaggio concluso, finito,
la nave vittoriosa è tornata dal viaggio tremèndo,
la mèta è raggiunta.
Esultate còste, suonate campane!
Mentre io con funebre passo
percorro il ponte dove giace il mio Capitano,
caduto, gèlido, mòrto.
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II
Martin Luther King crèbbe ad Atlanta nella zòna borghese della città. Frequentò l’ Atlanta Baptist College, un collègio per neri dove si laureò in Sociologia nel 1948. Consigliato dal padre, che lo voleva pastore battista, iniziò il suo percorso di studi religiosi nell’autunno del 1948 al Crozer Theological Seminary di Chester (Pennsylvania) fino ad ottenere, nel maggio 1951, il Baccalaureato in Teologia. Nel settèmbre 1951 si iscrisse all’Università di Boston (Massachusetts), nel 1953 sposò Coretta Scott e, nel giugno 1955, conseguì il Dottorato in Filosofia. Nel 1954 èra stato nominato pastore della chièsa battista di Dexter Avenue a Montgomery (Alabama) ed entrò a far parte della sède locale della NAACP (National Association for the Advancement of Colored People).
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ÒH, LIBERTÀ
(Oh, Freedom II metà sècolo XIX)
Òh, libertà
Òh, libertà
Òh, libertà
Su di me
Su di me
E prima di èssere schiava
Sarò seppellita nella mia tomba
E tornerò alla casa del mio Signore e sarò libera
E sarò libera.
Non più segregazione
Non più segregazione
Non più segregazione
Su di me
Su di me
E prima di èssere schiava
Sarò seppellita nella mia tomba
E tornerò alla casa del mio Signore e sarò libera
E sarò libera.
Niènte più pianti
Niènte più pianti
Niènte più pianti
Su di me
Su di me
E prima di èssere schiava
Sarò seppellita nella mia tomba
E tornerò alla casa del mio Signore e sarò libera
E sarò libera.
Niènte più sottomissione
Niènte più sottomissione
Niènte più sottomissione
Da parte mia
Da parte mia
E prima di èssere schiava
Sarò seppellita nella mia tomba
E tornerò alla casa del mio Signore e sarò libera
E sarò libera.
Òh, libertà
Òh, libertà
Òh, libertà
Su di me
Su di me
E prima di èssere schiava
Sarò seppellita nella mia tomba
E tornerò alla casa del mio Signore e sarò libera
E sarò libera.
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BOICOTTAGGIO
A Montgomery, il 1º dicèmbre 1955, su un autobus, Rosa Parks, una dònna di colore che apparteneva alla NAACP, si rifiutò di lasciare il suo posto per far sedere un uòmo bianco: venne perciò arrestata e accusata di aver violato le leggi sulla segregazione. La notizia scatenò una reazione violènta da parte della comunità nera di Montgomery, dapprima con incèndio di autobus e distruzione di vetrine a cui la polizia reagì sparando ed in seguito col boicottaggio dei mèzzi pubblici di traspòrto con l’astensione sèmpre più larga dall’utilizzo. Vi furono tentativi di trattative con le Autorità a cui partecipò Martin Luther King, violènze da parte dei bianchi (in particolare per l’intervènto del Ku Klux Klan), azioni giudiziarie e King fu arrestato in due occasioni. Infine, il 19 giugno 1956, la Corte Distrettuale degli Stati Uniti stabilì che la segregazione forzata di passeggèri neri e bianchi sugli autobus operanti a Montgomery violava la Costituzione Americana ed il 13 novèmbre la Corte Suprèma degli Stati Uniti confermò la decisione della Corte Distrettuale. Il 21 dicèmbre cessava il boicottaggio, ma si accresceva ancora di più la rabbia dei razzisti.
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KU KLUX KLAN
Il Ku Klux Klan nacque a Pulaski (Tennessee) il 24 dicèmbre 1865, dopo la fine della Guèrra di Secessione, ad òpera di rèduci dell’esèrcito Confederato. La confratèrnita doveva aiutare vedove ed òrfani di guèrra dei Confederati, ma si oppose anche all’estensione del diritto di voto ai neri e ad altre azioni del govèrno federale contro la segregazione razziale.
Nel 1871 il Presidènte degli Stati Uniti Ulysses S. Grant mise fuòri legge l’Organizzazione, autorizzando altresì l’uso della fòrza contro di essa.
Il Klan venne rifondato nel 1915, durante la Prima Guèrra Mondiale, da William Joseph Simmons.
Il razzismo e le violènze del Ku Klux Klan non sono rivòlti solo contro i neri: l’ideologia comprènde infatti antisemitismo, antipapismo, omofobia ed anticomunismo.
Dopo la Seconda Guèrra Mondiale molte organizzazioni si sono servite del nome del Ku Klux Klan per opporsi al Movimento per i diritti civili (Civil rights movement). Queste organizzazioni sono ancora attive.
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ABEL MEEROPOL
(New York, U.S.A. 1903 – 1986)
STRANO FRUTTO
(Strange fruit)
Gli alberi del Sud danno uno strano frutto,
sangue sulle fòglie e sangue alle radici,
neri còrpi oscillano alla brezza del Sud,
uno strano frutto pènde dai piòppi.
Una scèna bucòlica del valoroso Sud,
gli òcchi sporgènti e le bocche stòrte,
profumo di magnòlie, dolce e fresco,
pòi improvviso l’odore di carne bruciata.
Ècco il frutto che i còrvi strapperanno,
che la piòggia raccoglierà, che il vènto porterà via,
che il sole farà marcire, che gli alberi lasceranno cadere,
Ècco uno strano ed amaro raccòlto.
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I HAVE A DREAM
Siamo anche venuti in questo santuario per ricordare all’Amèrica l’urgènza appassionata dell’adèsso. Questo non è il momento in cui ci si pòssa permettere che le còse si raffreddino o che si trangugi il tranquillante del gradualismo. Questo è il momento di realizzare le promesse della democrazia; questo è il momento di levarsi dall’oscura e desolata valle della segregazione al sentièro radioso della giustizia; questo è il momento di elevare la nòstra nazione dalle sabbie mòbili dell’ingiustizia razziale alla sòlida ròccia della fratellanza; questo è il tèmpo di rèndere vera la giustizia per tutti i figli di Dio. Sarèbbe la fine per questa nazione se non valutasse appièno l’urgènza del momento. Questa estate soffocante della legittima impaziènza dei negri non finirà fino a quando non sarà stato raggiunto un tonificante autunno di libertà ed uguaglianza.
Il 1963 non è una fine, ma un inizio. E coloro che spèrano che i negri abbiano bisogno di sfogare un pòco le loro tensioni e che pòi se ne staranno appagati, avranno un rude risveglio, se il paese riprenderà a funzionare come se niènte fosse succèsso.
Non ci sarà in Amèrica né ripòso né tranquillità fino a quando ai negri non saranno concèssi i loro diritti di cittadini. I turbini della rivòlta continueranno a scuòtere le fondamenta della nòstra nazione fino a quando non sarà sorto il giorno luminoso della giustizia.
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III
Martin Luther King collaborò alla fondazione della Southern Christian Leadership Conference (Congrèsso dei leader cristiani degli Stati del Sud) con l’intenzione di organizzare e dare un riferimento al movimento per i diritti e nel febbraio 1957 ne divenne il capo. Il 20 settèmbre 1958, mentre firmava còpie del suo libro Stride toward freedom (Marcia verso la libertà) in un negòzio di Harlem, venne pugnalato al pètto, con un tagliacarte, da una dònna afroamericana mentalmente disturbata.
Avèndo partecipato ad un sit-in tenutosi in un grande magazzino di Atlanta, il 19 ottobre 1960 venne arrestato insième a 51 studènti ed essèndo recidivo fu condannato a quattro mesi di lavori forzati ma, grazie anche alle pressioni di John F. e Robert F. Kennedy, King venne liberato.
Alle elezioni presidenziali John F. Kennedy venne elètto con un’altissima percentuale di voti della comunità nera: i tèmi dei diritti civili degli afroamericani vennero in primo piano e con l’appòggio della Casa Bianca, King e gli altri leader della SCLC proseguirono le loro campagne di lòtta non violènta nel Sud, soprattutto nel Mississippi e nella Georgia. In Alabama, nel 1961, King subì due arrèsti. Contro la reazione e la violènza delle autorità la risposta di King fu la disobbedienza civile alle leggi che si ritenevano ingiuste affrontandone le conseguènze penali.
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SCENDI GIÙ MOSÈ
(Go down Moses)
Quando il pòpolo di Israèle èra nella Tèrra d’Egitto
Lascia andare la mia gènte
opprèsso in manièra così dura che non poteva sopportarlo.
Lascia andare la mia gènte
Scendi giù, Mosè
giù nella Tèrra d’Egitto.
Vai a dire al vècchio Faraone
di lasciar andare la mia gènte.
“Così ha parlato il Signore”, disse il coraggioso Mosè
Lascia andare la mia gènte
“In caso contrario farò perire i tuòi primi nati”.
Lascia andare la mia gènte
Scendi giù, Mosè
giù nella Tèrra d’Egitto.
Vai a dire al vècchio Faraone
di lasciar andare la mia gènte.
Il Giordano si ergerà come un muro
Lascia andare la mia gènte
e le mura di Gerico cadranno.
Lascia andare la mia gènte
Scendi giù, Mosè
giù nella Tèrra d’Egitto.
Vai a dire al vècchio Faraone
di lasciar andare la mia gènte.
Mentre il pòpolo di Israele starà accanto alle acque
Lascia andare la mia gènte
queste si divideranno al comando di Dio.
Lascia andare la mia gènte
Scendi giù, Mosè
giù nella Tèrra d’Egitto.
Vai a dire al vècchio Faraone
di lasciar andare la mia gènte.
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I HAVE A DREAM
Ma c’è qualcòsa che dèbbo dire alla mia gènte che si tròva qui sulla tièpida sòglia che conduce al palazzo della giustizia. In questo nòstro procèdere vèrso la giusta mèta non dobbiamo macchiarci di azioni ingiuste.
Cerchiamo di non soddisfare la nòstra sete di libertà bevèndo alla còppa dell’òdio e del risentimento. Dovremo per sèmpre condurre la nòstra lòtta al piano alto della dignità e della disciplina. Non dovremo permettere che la nòstra protèsta creativa degèneri in violènza fisica. Dovremo continuamente elevarci alle maestose vette di chi risponde alla fòrza fisica con la fòrza dell’anima.
Questa meravigliosa nuòva militanza che ha interessato la comunità negra non dovrà condurci a una mancanza di fiducia in tutta la comunità bianca, perché molti dei nòstri fratèlli bianchi, come pròva la loro presènza qui òggi, sono giunti a capire che il loro destino è legato col nòstro destino, e sono giunti a capire che la loro libertà è inestricabilmente legata alla nòstra libertà. Non possiamo camminare da soli.
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IL MOVIMENTO PER I DIRITTI CIVILI
Il Movimento per i diritti civili, comprènde tutti i movimenti sociali che negli Stati Uniti operarono per abolire la segregazione razziale e la discriminazione contro i neri garantèndo il riconoscimento legale e la protezione federale dei diritti di cittadinanza sanciti dalla Costituzione. Di sòlito alla tèsta di tali movimenti si trovava un afroamericano, ma molto sostegno politico e finanziario fu dato dai sindacati, da associazioni religiose ed anche da uòmini politici bianchi, tra cui il futuro Presidènte Lyndon B. Johnson.
Le protèste furono solitamente non violènte o del tutto pacifiche. Si èbbero comunque dure repressioni statali e locali (anche ad òpera del Ku Klux Klan). Molti attivisti furono aggrediti, subirono violènze fisiche (fino all’assassinio) e arrèsti.
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LÉOPOLD SEDAR SENGHOR
(Joal-Fadiouth, Senegal 1909 – 2011)
POESIA PER IL MIO FRATÈLLO BIANCO
(Poème a mon frère blanc)
Caro fratèllo bianco,
quando io sono nato, èro nero,
quando sono diventato grande, èro nero,
quando sono al sole, sono nero,
quando sono malato, sono nero,
quando morirò, sarò nero.
Mentre tu, uòmo bianco,
quando sèi nato, èri ròsa,
quando sèi diventato grande, èri bianco,
quando vai al sole, sèi rosso,
quando hai freddo, sèi blu,
quando hai paura, sèi verde,
quando sèi malato, sèi giallo,
quando morirai, sarai grigio.
Allora, di noi due,
chi è l’uòmo di colore?
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IV
Nel 1963 vi furono scontri e violènze a Birmingham (Alabama) ed Il 12 aprile gli attivisti decisero di marciare, sicuri di finire in prigione: Martin Luther King partì con 50 manifestanti dalla chièsa di Zion Hill, cantando, fino all’incontro con la polizia ed all’arrèsto. Dal carcere inviò la famosa Lèttera dalla prigione di Birmingham.
I disordini portarono all’intervènto dell’esèrcito federale e della Guardia Nazionale dell’Alabama.
A seguito dei fatti di Birmingham il Presidènte Kennedy presentò al Congrèsso un provvedimento che sancì pari diritti per bianchi e neri. L’iniziativa del Presidènte venne fortemente osteggiata negli stati del Sud.
Il 28 agosto, King, insième a numerosi leader delle principali organizzazioni per i diritti civili, guidò la Marcia per il lavoro e la libertà vèrso Washington. Circa 250.000 persone vi parteciparono e, durante un raduno alla fine della Marcia, al Lincoln Memorial, King pronunciò il suo stòrico discorso I have a dream, invocando la fine del razzismo e la pace tra bianchi e neri. In questa occasione Joan Baez cantò We shall overcome, canzone destinata a diventare un simbolo per il movimento per i diritti civili.
Un altro importante leader afroamericano, Malcom X, in disaccòrdo con la linea della non violènza, criticò l’evènto, definèndolo Farce on Washington (Farsa su Washington).
Il 22 novèmbre 1963 l’omicidio di John Fitzgerald Kennedy sconvòlse l’Amèrica e King, a questo propòsito, affermò che l’òdio è contagioso come un virus che dève èssere fermato: più che chièdersi chi l’avesse ucciso ci si doveva chièdere còsa lo avesse ucciso.
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WE SHALL OVERCOME
Riusciremo a superarlo
riusciremo a superarlo
un giorno ne saremo fuòri
nel profondo del cuòre, io lo credo
un giorno tutto sarà superato.
Andremo avanti tenèndoci per mano
andremo avanti tenèndoci per mano
un giorno andremo mano nella mano
nel profondo del mio cuòre, io lo credo
un giorno andremo mano nella mano.
Vivremo ancora in pace
vivremo ancora in pace
un giorno avremo ancora la pace
nel profondo del cuòre, io lo credo
un giorno avremo ancora la pace.
Noi non abbiamo paura
noi non abbiamo paura
un giorno tutto sarà superato
sì, lo credo nel profondo del mio cuòre
un giorno tutto sarà superato.
Riusciremo a superarlo
riusciremo a superarlo
un giorno ne saremo fuòri
nel profondo del mio cuòre, io lo credo
un giorno ne saremo fuòri
un giorno ne saremo fuòri.
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I HAVE A DREAM
E mentre avanziamo, dovremo impegnarci a marciare per sèmpre in avanti. Non possiamo tornare indiètro. Ci sono quelli che domandano a coloro che chièdono i diritti civili: “Quando vi riterrete soddisfatti?” Non saremo mai soddisfatti finché il negro sarà vittima degli indicibili orrori a cui viène sottoposto dalla polizia.
Non potremo mai èssere soddisfatti finché i nòstri còrpi, stanchi per la fatica del viaggio, non potranno trovare allòggio nei motèl sulle strade e negli albèrghi delle città. Non potremo èssere soddisfatti finché gli spostamenti sociali davvero permessi ai negri saranno da un ghetto piccolo a un ghetto più grande.
Non potremo mai èssere soddisfatti finché i nòstri figli saranno privati della loro dignità da cartèlli che dicono: “Riservato ai bianchi”. Non potremo mai èssere soddisfatti finché i negri del Mississippi non potranno votare e i negri di New York crederanno di non avere nulla per cui votare. Nò, non siamo ancora soddisfatti, e non lo saremo finché la giustizia non scorrerà come l’acqua e il diritto come un fiume possènte.
Non hò dimenticato che alcuni di voi sono giunti qui dopo enormi pròve e tribolazioni. Alcuni di voi sono venuti appena usciti dalle anguste cèlle di un carcere. Alcuni di voi sono venuti da zòne in cui la domanda di libertà ci ha lasciato percòssi dalle tempèste della persecuzione e intontiti dalle raffiche della brutalità della polizia. Siète voi i veterani della sofferènza creativa. Continuate ad operare con la certezza che la sofferènza immeritata è redentrice.
Ritornate nel Mississippi; ritornate in Alabama; ritornate nel South Carolina; ritornate in Georgia; ritornate in Louisiana; ritornate ai vòstri quartièri e ai ghetti delle città del Nòrd, sapèndo che in qualche mòdo questa situazione può cambiare, e cambierà. Non lasciamoci sprofondare nella valle della disperazione.
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MARTIN LUTHER KING
SE NON PUÒI ÈSSERE UN PINO
Se non puòi èssere un pino sul monte,
sii un arbusto nella valle,
ma sii il miglior piccolo arbusto
sulla sponda del ruscèllo.
Se non puòi èssere un albero,
sii un cespuglio.
Se non puòi èssere una via maèstra
sii un sentièro.
Se non puòi èssere il sole,
sii una stella.
Sii sèmpre il mèglio
di ciò che sèi.
Cerca di scoprire il disegno
che sèi chiamato ad èssere,
pòi mettiti a realizzarlo nella vita.
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V
Nel 1964 proseguirono le iniziative e le marce dei movimenti progressisti e continuarono le aggressioni e le uccisioni di attivisti. Martin Luther King subì nuòvi arrèsti, incontrò Papa Paolo VI (da cui ricevètte appòggio) ed il Presidènte Lyndon B. Johnson e, il 10 dicèmbre, a Oslo, ricevètte il prèmio Nobel per la pace.
Il 6 agosto 1965 venne firmata la legge sul diritto al voto presentata dal Presidènte Johnson.
Si organizzarono ancora marce di protèsta, contrastate con la sòlita violènza, anche negli anni successivi.
Alcune organizzazioni èrano favorevoli all’uso della fòrza per autodifesa ma King fu sèmpre risolutamente contrario.
Malcom X fu assassinato il 21 febbraio 1965.
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I HAVE A DREAM
E perciò, amici mièi, vi dico che, anche se dovrete affrontare le asperità di òggi e di domani, io hò sèmpre davanti a me un sogno. È un sogno profondamente radicato nel sogno americano, che un giorno questa nazione si leverà in pièdi e vivrà fino in fondo il sènso delle sue convinzioni: noi riteniamo òvvia questa verità, che tutti gli uòmini sono creati uguali.
Io hò davanti a me un sogno, che un giorno sulle rosse colline della Georgia i figli di coloro che un tèmpo furono schiavi e i figli di coloro che un tèmpo possedèttero schiavi, sapranno sedere insième al tavolo della fratellanza.
Io hò davanti a me un sogno, che un giorno perfino lo Stato del Mississippi, uno Stato colmo dell’arroganza dell’ingiustizia, colmo dell’arroganza dell’oppressione, si trasformerà in un’òasi di libertà e giustizia.
Io hò davanti a me un sogno, che i mièi quattro figli piccoli vivranno un giorno in una nazione nella quale non saranno giudicati per il colore della loro pèlle, ma per le qualità del loro carattere. Hò davanti a me un sogno, òggi!
Io hò davanti a me un sogno, che un giorno ogni valle sarà esaltata, ogni collina e ogni montagna saranno umiliate, i luòghi scabri saranno fatti piani e i luòghi tortuosi raddrizzati e la glòria del Signore si mostrerà e tutti gli èsseri vivènti, insième, la vedranno. È questa la nòstra speranza. Questa è la fede con la quale io mi avvio vèrso il Sud.
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ROBERT F. KENNEDY
(Brookline, Massachusetts U.S.A. 1925 – 1968)
Alcuni uòmini vedono le còse come sono e chièdono: perché? Io sogno còse non ancora esistite e chièdo: perché nò?
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VI
King fu sospettato, spiato, minacciato e ricattato dall’F.B.I. di John Edgar Hoover che vedeva nel leader nero un pericoloso comunista ed una minaccia per gli Stati Uniti (anche per le sue posizioni pacifiste e contro la guèrra del Vietnam e per la sua campagna contro la povertà).
4 aprile 1968: Martin Luther King è a Memphis (Tennessee). Vèrso le 18 si affaccia al balcone del secondo piano del motèl dove allòggia e viène colpito da un colpo di fucile alla tèsta. la sua mòrte viène annunciata alle 19:05.
Robert F. Kennedy esprèsse il desidèrio che gli attivisti legati a King proseguissero sulla strada della non violènza, ma all’omicidio seguirono tumulti con numerosi mòrti e feriti.
Molti dubbi rimangono tuttora sull’assassino, sulle possibili complicità e sul comportamento dell’F.B.I. nelle indagini sul delitto.
Robert F. Kennedy (Ministro della Giustizia nel periodo 1961-1963) si avvicinò al movimento per i diritti civili di Martin Luther King e fu a sua vòlta assassinato il 6 giugno 1968.
Le sue ultime paròle, pronunciate prima di pèrdere conoscènza, furono: “E gli altri? Come stanno gli altri?”.
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I HAVE A DREAM
Con questa fede saremo in grado di strappare alla montagna della disperazione una piètra di speranza. Con questa fede saremo in grado di trasformare le stridènti discòrdie della nòstra nazione in una bellissima sinfonia di fratellanza.
Con questa fede saremo in grado di lavorare insième, di pregare insième, di lottare insième, di andare insième in carcere, di difèndere insième la libertà, sapèndo che un giorno saremo liberi. Quello sarà il giorno in cui tutti i figli di Dio sapranno cantare con significati nuòvi: paese mio, di te, dolce tèrra di libertà, di te io canto; tèrra dove morirono i mièi padri, tèrra orgoglio del pellegrino, da ogni pendice di montagna risuòni la libertà; e se l’Amèrica vuòle èssere una grande nazione pòssa questo accadere.
Risuòni quindi la libertà dalle cime prodigiose delle colline del New Hampshire.
Risuòni la libertà dalle poderose montagne dello Stato di New York.
Risuòni la libertà negli alti Allegheny della Pennsylvania.
Risuòni la libertà dalle Montagne Rocciose del Colorado, imbiancate di neve.
Risuòni la libertà dai dolci pendii della California.
Ma non soltanto.
Risuòni la libertà dalla Stone Mountain della Georgia.
Risuòni la libertà dalla Lookout Mountain del Tennessee.
Risuòni la libertà da ogni monte e monticèllo del Mississippi.
Da ogni pendice risuòni la libertà.
E quando lasciamo risuonare la libertà, quando le permettiamo di risuonare da ogni villaggio e da ogni borgo, da ogni stato e da ogni città, acceleriamo anche quel giorno in cui tutti i figli di Dio, neri e bianchi, ebrèi e gentili, cattòlici e protestanti, sapranno unire le mani e cantare con le paròle del vècchio spiritual: “Liberi finalmente, liberi finalmente; grazie Dio Onnipotènte, siamo liberi finalmente”.
Fino a quando il colore della pèlle non sarà considerato
come il colore degli òcchi noi continueremo a lottare.
Ernesto Che Guevara
(Rosario, Argentina 1928 – La Higuera, Bolivia 1967)
Dedicato a tutte le Vittime dell’intolleranza.
4 Aprile 2018
(Cinquantèsimo anniversario della mòrte
di Martin Luther King)